Se in questi ultimi anni ad uno studente della Facoltà di Architettura o ad un giovane architetto si fosse chiesto quale è stato l’ostacolo più ingombrante che egli ha dovuto superare per avanzare negli studi, egli di norma avrebbe risposto che il più grosso ostacolo è stato posto dalle materie attinenti alla scienza delle costruzioni. Risulta fondamentale quanto meno la conoscenza qualitativa del funziona- mento statico dell’edificio ai fini del risultato architettonico finale, perché non va dimenticato che l’architettura e la statica sono un binomio inscindibile. L’architettura non è un abito. Non si chiede certamente che l‘architetto riceva una formazione tale da poter scavalcare le effettive competenze dello strutturista, ma nemmeno si vuole che gli venga insegnato solamente un settore della materia; ciò che risul- terebbe utile al riequilibrio del ruolo dell’architetto sarebbe l’esatta compren- sione dei fenomeni statici nella loro globalità, ossia la studio della statica da un punto di vista sintetico. Ciò consentirà di ricucire lo strappo tra architetti e statica, ossia consentirà di risolvere lo scollamento tra architettura e struttura restituendo una competenza certamente più consona all‘intera formazione professionale. L‘architettura non sarà più un abito. Sarà proprio grazie alla statica grafica e agli studi isostatici approssimati, che sarà possibile ricollocare nella giusta dimensione il ruolo dell’architetto rispetto alle questioni strutturali: sarà la statica grafica in particolare a garantire l’intuizione dell’architetto. Solo così si potranno generare forme ve- ramente rispondenti a ciò che la loro stessa natura richiede . La statica grafica può quindi essere strumento prescrittivo nel caso del progetto del nuovo, mentre diviene strumento preventivo nel casa del progetto della conservazione. Si colgano (dunque) i valori dell’intuizione o dell‘interpretazione fenomenologica permessi dalla statica grafica come necessario fondamento alla complessità della moderna scienza delle costruzioni. L’approccio dell’architetto alla questione strutturale non sarà più allora rinunciatario ed esclusivamente soggiogato alle altrui conoscenze.