Uno dei termini del titolo di questo libro “Gestire” è solo in parte corretto anche se di uso comune. Questa parola, infatti, dal latino gestus participio passato di gèrere ha il primario significato di operare e, per estensione contemporanea, amministrare, tanto che i dizionari mettono solo al 4° o 5° posto definizioni come: “gestire le proprie forze, il proprio tempo, dosarli, ripartirli oculatamente, gestire il proprio corpo, valorizzarne le qualità, non reprimerne i bisogni”. Più adatto sarebbe il verbo inglese “to manage” dal francese “manager” che, a sua volta, proviene dal latino “manu agere”, letteralmente “condurre per mano”. Il significato si è modificato nel tempo ma non eccessivamente, infatti “manager” significa tuttora “colui che conduce, che maneggia con disinvoltura e abilità che dirige oculatamente verso una data direzione”. Anche in questo caso, così come per il termine inglese stress, dal latino “strictu”, letteralmente strizzato, i termini inglesi di derivazione e significato latino, sembrano più idonei a descrivere il fenomeno da “gestire”, lo stress, appunto. Nel senso di condurre a termine al meglio, adeguatamente un’azione o situazione, non farsi amministrare da altri o fare scomparire, cessare. Lo stress, è noto o lo scopriremo nel testo, può essere buono e fare sorridere e stare bene così come può fare stare male e ammalare. Uno degli obiettivi di questo testo è spiegare come fare fronte agli aspetti negativi e sviluppare invece quelli positivi. Per potere davvero imparare qualcosa che ci possa aiutare a sorridere.